• 10 Settembre 2025 20:56

Pellegrinaggio Giubilare: Prima volta a San Pietro per i Pellegrini LGBTQI+

Basilica di San Pietro - foto presa dal web

Per secoli , per una questione puramente dottrinale , la Chiesa ha imposto silenzio e marginalità alle persone omossessuali.
Questo pellegrinaggio , si legge sui social , è stato un atto di resistenza e speranza.
Uno spiraglio, per le famiglie arcobaleno e per la comunità LGBT, si è avuto con il pontificato di Papa Francesco che seppur tra molte ambiguità ha aperto uno spazio di dialogo.

Una tappa storica quella del 5 e 6 settembre, per la prima volta nella storia della Chiesa la comunità LGBTQI+ ha attraversato la Porta Santa di San Pietro durante un Giubileo.
Oltre 1000 fedeli hanno preso parte all’evento.

Inserito come “pellegrinaggio dell’associazione La Tenda di Gionata e altre associazioni” nel calendario degli eventi del Giubileo e ribattezzato dai media come Giubileo lgbt è stato un momento spirituale e di preghiera denominato sui social il Giubileo “Semi-ufficiale” dei cattolici LGBTQ+. Nonostante l’evento abbia fatto molto parlare non ha avuto un riconoscimento esplicito da parte del Vaticano, né i partecipanti hanno ricevuto un’udienza papale come altri gruppi. Tuttavia, organizzatori e pellegrini lo considerano una tappa storica: un segno di dialogo ecclesiale con un gruppo di fedeli troppo a lungo messo ai margini.

Un evento che molti hanno definito non solo storico, ma rivoluzionario.

Si pensi che in quello stesso luogo il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando decise, in segno di protesta contro l’atteggiamento della Chiesa Cattolica Romana nei confronti degli omosessuali, di darsi fuoco.
Alfredo, figlio di contadini illetterati, non vedendo accettare la sua omosessualità né in famiglia, né dalla società aveva anche scelto trasferirsi in un seminario francescano che poi abbandonò dopo due anni non avendovi trovato alcuna comprensione.
Il Vaticano in seguito all’accaduto rilasciò un comunicato stampa nel quale affermava che il motivo per cui Alfredo si era tolto la vita era legato a problemi di famiglia, ma tale linea fu smentita da uno scritto che aveva lasciato in terra prima di darsi fuoco.
Alfredo sperava che con la sua morte potesse sensibilizzare la chiesa e la comunità all’accettazione dell’omosessualità.

Per molti cristiani il papato di Francesco ha segnato un punto di svolta.

Molti decontestualizzando l’espressione “Chi sono io per giudicare?” hanno pensato che la Chiesa stesse finalmente cambiando rotta e stesse operando un’apertura.
Quella battuta però non rappresentava un cambiamento dottrinale, ma un atteggiamento pastorale, volto a sottolineare che le persone omosessuali non devono essere discriminate se cercano Dio con sincerità. Una dichiarazione improntata all’accoglienza e al non-giudizio personale.
La Chiesa non ha mai modificato la posizione ufficiale: il Catechismo della Chiesa Cattolica (articoli 2357-2359) continua a definire gli atti di omosessualità come “intrinsecamente disordinati”, contrari alla legge naturale. Questo perché precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

La linea teologica non cambia. Dall’inizio del suo papato Papa Leone XIV ha parlato solo di famiglie “tra uomo e donna”.

L’iniziativa, seppur priva di un riconoscimento ufficiale, segnerà davvero l’inizio di un dialogo nuovo tra Chiesa e comunità LGBTQ+, o resterà soltanto un gesto simbolico?

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