• 11 Maggio 2025 3:07

Alle mie pecore io do la vita eterna.

DiGiuseppe Barone

Mag 10, 2025

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,27-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.

Spunti di riflessione

Nel Vangelo di oggi Gesù sta parlando ai farisei i quali, nonostante abbiano visto i tanti miracoli e segni compiuti da Gesù, ancora non credono che Lui sia il Messia, negano l’evidenza, la realtà dei fatti. Non vogliono vedere la verità, perché non ammettono di essere ciechi. Non sono nelle disposizioni adatte né per credere alle sue affermazioni e neppure per lasciarsi convincere dalle opere di Gesù.

Allora Gesù si rivolge loro attraverso l’immagine del Buon Pastore e dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.”

In questa semplice frase possiamo ritrovare l’identità del cristiano. La persona che si definisce “cristiana” dichiara di essere di Cristo. Ma che cosa significa appartenere a Cristo?                                           

Appartenere a Gesù significa appartenere a Dio stesso, essere figli dell’unico Dio che ci ha creati, che ci ha dato la vita e ha impresso la Sua immagine in noi. Questa immagine è stata offuscata dal peccato originale, ma Gesù è venuto per ridarle colore, per restituircela. E ci dice che essere suoi significa anzitutto abbandonare la logica del mondo, scendere dai gradini dell’orgoglio, della superbia, dell’egoismo e farsi “pecore”, ovvero anime docili, miti, umili, che si riconoscono deboli, cieche, bisognose di essere guidate, perché da sole non possono fare nulla e quindi si dispongono all’ascolto della voce del Buon Pastore, si affidano a lui.

E chi è il Buon Pastore? È colui che conosce le sue pecore, cioè ha una relazione intima con loro, le chiama per nome, sa di che cosa hanno bisogno, le nutre e le custodisce. In altre parole, le ama. Le ama di un amore vero, il più grande: quello che sa perdere volontariamente la propria vita per salvarle.

Questo è il tratto distintivo del “pastore buono”, il potere che Gesù ha ricevuto da Dio Padre: amare senza limiti.

Ecco perché le Sue pecore – i credenti – Lo seguono, perché riconoscono che quella voce viene da chi le ama e vuole il loro bene. Così come fa un bambino, che ascolta la voce dei suoi genitori e li segue incondizionatamente perché sa, senza che nessuno glielo abbia detto, che loro lo amano e lui, a sua volta, li ama e si fida di loro.

Ecco l’immagine di Dio, la Verità che Gesù è venuto a restituirci: Dio è amoreper amore ci ha creati, per amore ci ha redenti donandoci la vita eterna, e in virtù di questo amore ci chiede di fidarci di Lui.

Allora, essere cristiano significa conoscere Cristo, riconoscere il Suo amore per noi e amarlo a nostra volta; significa conoscere la Sua volontà e compierla – anche quando ci porta sofferenza – fidandoci di Lui, che vuole solo il nostro bene, la nostra libertà.

Lasciamoci guidare dall’esempio di Maria che, pur andando incontro alla sofferenza più terribile che una madre possa patire, ha scelto di ascoltare il richiamo dell’Amore e come docile pecorella ha seguito il Buon Pastore fin sotto la croce, per essere con Lui nella beatitudine eterna.

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